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- Autore Antonia Ausino
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C’è un momento dell’anno, tra ottobre e novembre, in cui la piana di Navelli, in Abruzzo, si trasforma in un mosaico viola. È il miracolo dei fiori di zafferano, piccoli e delicati, che sbocciano improvvisi dal terreno scuro. In compagnia di amici, ho deciso di vivere questa magia da vicino, con un weekend tra storia, natura e profumi intensi.
Il borgo medievale di Navelli, che domina dall’alto la valle aquilana, è un gioiello di pietra con poco più di 500 abitanti. Il suo nome ricorda una "nave", e in effetti percorrerlo a piedi, tra i vicoli silenziosi e le case in pietra, è come navigare nel tempo. Dopo l’accoglienza nella struttura ospitante e una cena tipica, abbiamo iniziato la nostra esplorazione del centro storico: la Chiesa di Santa Maria in Cerulis, il Palazzo Santucci, il piccolo Museo dello Zafferano. Ci siamo anche recati, a pochi chilometri di distanza, a Civitaretenga, con l’antica Chiesa di Sant’Egidio e quella di San Salvatore.
La mattina seguente ci siamo svegliati all’alba, pronti per la fase più affascinante: la raccolta dello zafferano, accompagnate dai soci del Consorzio di Tutela dello Zafferano dell’Aquila DOP, abbiamo assistito alla raccolta dei fiori che viene fatta con delicatezza, prima che il sole li apra. Nel pomeriggio, ci siamo unite, sempre insieme ai produttori, attorno a un tavolo per assistere alla "sfioratura", ovvero la separazione a mano degli stimmi dal resto del fiore. Un rito antico che va completato entro la giornata, prima della fase dell’essiccazione su brace di legna viva, per non compromettere la qualità del raccolto.
Questa è la fase più delicata di tutto il processo: se gli stimmi restano troppo a lungo sulla brace rischiano di bruciarsi. Se, invece, non vengono asciugati a dovere possono marcire nel giro di pochi giorni. Ecco perché ogni passaggio dev’essere eseguito con attenzione, dedizione e rispetto per una tradizione che si tramanda da secoli.
La sera, dopo una giornata intensa e piena di emozioni, ci siamo rilassati gustando una deliziosa zuppa di ceci e zafferano, preparata secondo la tradizione locale: un vero concentrato di territorio, raccontato attraverso i sapori. Le chiacchiere con i produttori e il profumo intenso dello zafferano appena raccolto ci hanno fatto sentire parte di una comunità autentica.
Il giorno successivo, prima di lasciare Navelli, ci siamo concesse un’ultima passeggiata. L’oratorio di San Pellegrino, a Bominaco, chiamato la "Cappella Sistina d’Abruzzo", ci ha lasciati senza fiato con i suoi affreschi medievali perfettamente conservati. In uno slancio di entusiasmo siamo saliti al castello di Bominaco e ci siamo goduti un panorama mozzafiato sull’altopiano e sul massiccio del Gran Sasso: una fatica, ma ne è valsa la pena!
Questo viaggio a Navelli è stato un incontro con la storia, la bellezza silenziosa dei borghi abruzzesi e l’amore per la terra. Un weekend che profuma di fiori viola, mani operose e semplicità autentica.