16/05/2025

Questa primavera abbiamo deciso di prenderci una pausa e partire per un’avventura che sognavamo da tempo: il Cammino del Gran Sasso, uno degli itinerari di trekking più suggestivi d’Italia, nel cuore dell’Abruzzo. Con me, tre amici con cui condividere sentieri, silenzi, racconti e tanti chilometri a piedi. È stata un’esperienza intensa e autentica, tra canyon spettacolari, antiche vie di transumanza, stazzi di montagna e borghi sospesi nel tempo.

Campo Imperatore e il fascino selvaggio dell’altopiano

Il nostro viaggio è iniziato da Campo Imperatore, raggiunto con la funivia da Fonte Cerreto, nel comune di Assergi. Appena scesi a quota 2.100 metri, davanti a noi si è aperto uno scenario mozzafiato: la piccola chiesa della Madonna della Neve, l’Osservatorio Astronomico d’Abruzzo e, tutto intorno, la vastità dell’altopiano, spesso definito il “Tibet d’Abruzzo”.

Abbiamo camminato fino al Laghetto Pietranzoni, specchio d’acqua a 1.660 metri dove i cavalli al pascolo sembrano custodire il silenzio della montagna. I ruderi della Chiesa di Sant’Egidio e il passaggio nel suggestivo Canyon dello Scoppaturo, set di film iconici come Il deserto dei tartari e …Continuavano a chiamarlo Trinità, ci hanno accompagnati fino a Castel del Monte, uno dei borghi più autentici d’Abruzzo, famoso per il pecorino Canestrato Presidio Slow Food e per le leggende sulle streghe.

Rocca Calascio e l’incanto di un castello tra le nuvole

Il secondo giorno ci ha portati alla scoperta di Calascio e della sua celebre Rocca, una delle fortezze più alte d’Italia, a 1.464 metri. Inserita da National Geographic tra i 15 castelli più belli del mondo, Rocca Calascio sembra sospesa tra cielo e terra. Percorrere i suoi sentieri, salire sulle torri, affacciarsi sul vuoto, è un’esperienza che lascia il fiato sospeso. Accanto, la Chiesa di Santa Maria della Pietà, con la sua pianta ottagonale, completa la magia del luogo.

La tappa si è conclusa a Santo Stefano di Sessanio, borgo medievale perfettamente conservato, con i suoi vicoli in pietra, le logge rinascimentali e l’atmosfera rarefatta che lo ha reso una delle mete più amate dell’Appennino. Qui, tra degustazioni di formaggi DOP e racconti degli abitanti, abbiamo fatto il pieno di storie e di energia.

Tra pascoli, conventi e panorami infiniti

Il terzo giorno è stato più dolce e meditativo. Da Rocca Calascio ci siamo mossi verso Barisciano, lungo un sentiero che attraversa vallate, antichi coltivi terrazzati e campi di farro, grano Solina e lenticchie. Il paesaggio qui racconta una montagna che è stata vissuta, lavorata, tramandata. A Barisciano ci siamo fermati per visitare la chiesa del Buon Consiglio, decorata con affreschi trecenteschi, e ci siamo lasciati incuriosire dai dettagli architettonici cinquecenteschi lasciati dai Caracciolo.

Da lì, il Cammino ci ha condotti al silenzioso Convento di San Colombo, oggi centro di educazione ambientale, e poi ancora verso nord, fino al piccolo Tempietto di Sant’Eusanio e al Piano di Fugno, ampio altopiano dove si raccoglie l’acqua piovana che forma, in inverno, il Lago di Filetto.

Il ritorno a Fonte Cerreto: l’arrivo (e il desiderio di ripartire)

Abbiamo concluso il nostro trekking a Fonte Cerreto, punto di partenza della funivia e tappa finale del Cammino del Gran Sasso. La discesa lungo Valle Fredda, le ultime salite leggere, il rifugio Montecristo dove ci siamo fermati per uno spuntino… ogni passo sembrava un arrivederci.

Questo cammino non è solo un percorso naturalistico, ma un vero e proprio viaggio nel tempo e nell’identità dell’Abruzzo: un viaggio tra pastorizia, silenzi, storia, paesaggi mozzafiato e leggende, che consiglio a chiunque cerchi un turismo lento, autentico e profondo.

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